Ma
Ho una gran bella voglia di piangere.
Ma non sono triste.
Il pianto sarebbe una dimostrazione a me stesso che sono di nuovo in grado di sentire qualcosa, è passato un po’ di tempo dall’ultima emozione a dire il vero.
Vorrei piangere a dirotto e liberare quella sorta di tossina dell’anima che ti si posa sopra il tuo nocciolo centrale, quello più intimo, subito dopo l’ennesima, ultima delusione.
Ma non sono triste.
Pensavo di aver trovato la mia copia perfetta al femminile con cui condividere praticamente tutto.
Ma mi sbagliavo.
Credevo di aver trovato un equilibrio con la mia copia in negativo che avrebbe dovuto bilanciarmi.
Ma mi sbagliavo.
Ho creduto di poter fare come Frankenstein ed assemblare la mia donna perfetta componendola coi pezzi delle varie frequentazioni.
Ma mi sbagliavo.
Ora sono qui, come prima, a commuovermi per il testo di una canzone; a piangere di gioia ad un concerto. Di nuovo pieno di carica e fiducia nel voler vivere ancora, ma la paura la fa da padrona e poi ci sono gli amici che ti dicono di lasciar stare, che non ne vale la pena.
Hanno 10 anni meno di me ed ogni occasione è quella buona; hanno 5 anni meno di me e piangono per l’ultima delusione d’amore; hanno la mia stessa età e mi dicono che la loro vita è cambiata ma che vorrebbero vivere come me.
Ma non sono me.
Mio padre continua a ripetermi che è ora che mi sbrighi, che dovrei essere già altrove.
Ma non è me.
L’ultima ferita ha ripreso a sanguinare, mi ricorda di come non avrei dovuto lanciarmi al buio in caduta libera. Ma non sento dolore.
Guardo il sangue sgorgare e mi meraviglio del bel colore che ha, eppure credevo che dopo tutte le malefatte e i veleni che ci ho mischiato dentro avrebbe avuto delle sfumature più violacee.
Ma non sento dolore.
Guardo l’ematoma della botta che ha lasciato il suo segno in qualche modo.
Ma non sento dolore.
Sento una carezza sul viso ed uno sguardo appassionato che mi osserva da vicino. Sento il suo odore arrivarmi umido attraverso il suo respiro e ne rimango inebriato.
Ma lei non c’è.
Mi perdo nei suoi capelli e mi riposo sul suo seno dopo aver corso per la sua schiena fino ad arrivare giù alle caviglie.
Ma lei non c’è.
Ho scritto e cancellato, ho sputato fuori un concetto e l’ho subito contraddetto. E’ comodo avere un ma da piazzare in giro ogni tanto, ti lascia lo spazio per dire tutto e il suo contrario, di essere guardia e ladro nella stessa frase, nello stesso pensiero.
Ma…